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sabato 26 luglio 2014

26/07/2014 Sabato pomeriggio... L'ascolto del sabato... Jardins sous la pluie...

Buon pomeriggio...




Questo clima "inglese", con forti acquazzoni, piogge a ogni ora e pochissimo sole mi, ci, sta estenuando...
Oggi è sabato, il giorno in cui molte/i di voi andranno (o andrebbero) in giro per città e luoghi nuovi...il giorno in cui molti musicisti si esibiranno (o si esibirebbero) all'aperto...
Città d'arte, mare, montagna, colline, fiumi...tutto è messo in serio pericolo dal tempo che non perdona nessuno... Ieri sera è piovuto sulle velleità di molti colleghi che avranno dovuto rinunciare al loro concerto... Questa notte è stato ancora peggio... Il mattino non è andato meglio...


Ora un sole inutile fa capolino fra le nostre arrabbiature...
Oggi è il giorno dell'ascolto del sabato e io, stufo di cercare di propiziare la latitante bella stagione con musiche "solari", ho deciso di postare la guida all'ascolto di "Jardins sous la pluie" di Claude Debussy sperando che, attraverso la sua descrizione meravigliosa della pioggia, possa in qualche modo contribuire a cacciare dalle nostre giornate estive questi diluvi fuori stagione...


Come tutti (o quasi) sanno, Debussy fece del pianoforte un nuovo strumento... Se dovessimo tracciare per punti la storia del più conosciuto strumento a tastiera, direi che i nomi dei compositori più legati alla sua evoluzione, nell'ordine cronologico, sono: Bach, Mozart, Beethoven, Chopin, Liszt e Debussy... 
Bach non volle mai suonare quel "nuovo" strumento... Troppo moderno... Il grande genio non sopportava il suono della corda percossa, abituato com'era al pizzicato del clavicembalo... Peraltro, con il suo contrappunto e le sue voci incrociate ha dato un notevole impulso a quella che oggi definiamo "indipendenza delle mani"... Mozart si trovò, invece, a suonare il fortepiano... Questo era già un pianoforte a tutti gli effetti ma molto più limitato... Non aveva, per esempio, la possibilità di tenere a lungo i suoni. Questo limite tecnico costrinse il grande compositore salisburghese a eseguire gli accordi dell'accompagnamento con quello che ancora oggi chiamiamo "basso albertino" (dal nome del suo ideatore). Beethoven si confrontò, invece, con i primi "veri" pianoforti. Questo gli permise di agire con grande efficacia sul suo timbro e sulla sua dinamica permettendogli di trasporre alla tastiera anche il suo pensiero "sinfonico"... Chopin, beh, lui fu davvero il grande ricercatore del timbro pianistico. Nessuna nota dell'accompagnamento da lui era usata come riempitivo... Ogni nota era pensata dal grande compositore polacco con lo scopo di far risuonare gli armonici dello strumento...  Liszt, dal canto suo, in qualità di grande funambolo della tastiera, contribuì allo sviluppo tecnico  del pianoforte. Debussy, infine, rivoluzionò il pensiero timbrico dello stesso. La mano destra e la sinistra con lui persero i loro ruoli confondendosi... Il pedale delle tre corde cambiò modo di utilizzo... Il pianoforte con lui divenne una tavolozza sonora, al pari di quella dei colori dei coevi pittori impressionisti...


Dopo Debussy nessuno si trovò nelle condizioni di fare  sperimentazioni importanti sullo strumento... Solamente   l'invenzione del pianoforte preparato (molti anni dopo) riuscirà a cambiare ancora una volta il suono al nostro strumento...
Debussy dedicò davvero molta della sua attività di compositore al pianoforte... Cito, solo a titolo di parziale esempio, "Images", Children's Corner", i Preludi, gli studi... Opere inestimabili per noi pianisti...e non solo...
Non fa eccezione la suite per pianoforte "Estampes", divisa in tre quadri decisamente descrittivi e, perché no, impressionisti: "Pagodes", "La soirée dans Grenada" e, appunto, "Jardins sous la pluie".
L'opera, nel complesso, fu composta a Parigi nel settembre 1903 ed eseguita per la prima volta,  nella medesima città, nel gennaio 1904.
Jardins sous la pluie racconta benissimo le atmosfere che stiamo vivendo  noi in questa estate che sa di ottobre... Ecco la differenza sostanziale! 


Il quadro musicale di Debussy racconta proprio la pioggia autunnale, con i suoi scrosci, i suoi zampilli vivaci... Un'immagine che non dovremmo vedere in questo luglio inutile... In questo brano, forse una delle pagine più celebri di Debussy, individuiamo nel tema iniziale una citazione di un canto popolare francese: "Dodo, l'enfant do"... Ci sembra proprio di ascoltare lo sciabordio acquoso della pioggia... Nella parte centrale il climax cambia... Tutto è più calmo... Un altro tema "d'archivio" compare e fa capolino tra le note di Debussy. Si tratta di "Nous n'irons plus au boit", altra melodia francese dedicata, questa volta, ai più piccoli...un canto che le mamme sussurravano ai bimbi spaventati dal temporale.
La terza sezione, che chiude il quadro e la suite, racconta di nuovo l'incedere inesorabile del vento e dell'acqua...

Vi propongo questa versione del pianista François Chaplin. L'ho scelta perché non è un brutta esecuzione e si avvale di buone riprese che vi permetteranno di notare i "giochi di mano" dell'esecutore...



In realtà preferisco quella del grande Claudio Arrau... Ve la posto nel LINK qui sotto... C'è solo da ascoltare poiché non vi è nessun  video  a corredo delle note... Bisogna però dire che è un bell'ascoltare...




A titolo di curiosità vi posto anche il LINK dell'esecuzione della pianista Yvonne Lefébure... Non perdetevelo... Noterete una gestualità assolutamente plateale (non dico che non sia efficace)...degna del più fervido cultore di arti marziali!



Chiudo questo lungo POST con l'intera suite eseguita dal nostro Bruno Canino, giusto per avere un'idea complessiva della bella suite di Debussy...



Buon ascolto...





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