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martedì 13 marzo 2018

13/03/2018... Martedì pomeriggio... Il terzo concerto della Rassegna Concertistica del Liceo Musicale "Saluzzo - Plana"...

Buon pomeriggio...


Sarà il pianista Renato Contino a tenere il terzo concerto della Rassegna “I venerdì del Liceo”, organizzati dal Liceo Musicale “Saluzzo – Plana” di Alessandria.
Renato Contino, docente di pianoforte e musica da camera presso l’istituto musicale alessandrino terrà un interessantissimo concerto intitolato: “Passeggiata musicale attraverso l’arte russa di fine ottocento. Musica da sentire e da vedere”.


Il concerto toccherà due autori che hanno fatto della Musica un' arte totale in cui rientrano a buon diritto anche le altre arti: Skriabin e Musorgskij. La sinestesia skrijabiniana e poi i Quadri di Musorgskij trovano la giusta collocazione se accompagnati da immagini. Nel caso di Musorgskij le immagini che verranno proposte nel corso del concerto di venerdì saranno tratte soprattutto dal quotidiano locale (Alessandria) e non proporranno i disegni di Hartmann, ispiratori dell’opera di Musorgskij, "a dir il vero assai riduttivi e graficamente poco espressivi (come afferma l’esecutore, ndr). In questo modo l'arte musicale si cala nel quotidiano contemporaneo dimostrando così di essere senza tempo e slegata da qualsiasi riferimento specifico a realtà a noi lontane."


Qui sotto copio (e incollo) letteralmente il documento che mi ha inviato il collega e amico Renato Contino. In esso potrete leggere un' intervista effettuata recentemente dall'esecutore in occasione del concerto di venerdì 16 marzo.

Quanto ha influito sulla Sua esperienza pianistica il lavoro come direttore di coro?
Ho fondato e diretto per dieci anni il coro Gaiamusica ora passato nelle mani del mio amico Roberto Berzero. E’ stata un’esperienza profonda perche’ ho avuto modo di approcciarmi anche alla musica pre-strumentale e quindi capire veramente tantissime cose , una fra tutte l’importanza e la bellezza del canto gregoriano molto vicina alla concezione musicale dei “Quadri di un' esposizione”. Musorgskij e' un autore alquanto sui generis perche' adotta uno stile poco europeo , ma piu' incline alla tradizione greco-ortodossa. La partitura originale per pianoforte presenta non pochi dubbi sulla sua esecuzione se si guarda all' opera con occhi occidentali. Fraseggio, situazioni accordali e struttura non quadrano e restano un mistero per un pianista avvezzo a Chopin e Liszt. D'altronde questa partitura desto' perplessita' anche quando fu scritta tanto da indurre Ravel a farne una versione per orchestra molto bella, ma ahime' anche molto europea quindi lontana dal pensare originario.
Ad esempio certe frasi musicali possono essere spiegate solo con l uso dei tetracordi gregoriani che in Musorgskij rappresentavano sicuramente le cellule musicali a lui piu' famigliari.
Ma studiare e vivere la musica vocale,che per assurdo e’ staccata da quello strumentale, ha anche  cambiato totalmente l’approccio con il mio strumento: ora io cerco di cantare sempre e comunque col pianoforte e soprattutto di non farlo suonare , ma di farlo parlare.
Penso che ogni strumentista prima di avvicinarsi a qualsiasi strumento debba fare approfonditi studi di canto. Storicamente tutti gli strumenti musicali sono nati con lo scopo di creare il canto attraverso altri timbri. Uno strumentista dovrebbe sempre tenerlo presente.

Come si definisce, interprete o esecutore?
Il compositore da sempre ci ha lasciato in mano un’opera non finita, un semilavorato direi. Sembra incredibile, ma anche quel pignolo di Chopin non ci ha lasciato scritto tutto quello che occorreva. Questo non e’ un male. La scrittura musicale di per se' stessa e’  imprecisa, quindi essere un esecutore, cioe’ suonare solo cio’ che e’ realmente scritto e’  riduttivo e per di piu' estremamente noioso per chi ascolta. Per di piu’ contravveniamo alla natura della Musica, che non e’ fissa e immutabile come un dipinto, ma si rinnova di anno in anno grazie ai musicisti che le suonano. Io stesso non suono un concerto uguale all’altro. Bisogna assolutamente interpretare, il fascino e l’attualita’ della musica sta proprio nel non  scritto o, come diceva acutamente un mio alunno, nel leggere tra le righe. Ecco perche’ l’ interprete deve essere colto e aggiornato, per evitare che la sua musica sia incartapecorita e risenta del tempo che passa. Abbiamo bisogno di  interpretazioni aggiornate e moderne, nel rispetto ovviamente delle volonta’ espressive del compositore.

Quindi venerdì sera ci proporra’ musica nuova?
Musorgskij e Skrijabin hanno piu’ di cent’anni, tuttavia la musica di Musorgskij, come d'altronde tutti i capolavori artistici, e’ di una freschezza senza tempo. Paragono la sua musica a quelle belle icone russe che ci portano in altri mondi in altre fedi e, seppur vecchie, sono capolavori di bellezza, una bellezza diversa dalla nostra occidentale, forse un po’ naïf, ma sicuramente affascinante. Ritrovo nella musica di Musorgskij l’atmosfera delle chiese bizantine dove oriente ed occidente si incontrano. Proporre oggi quest’opera vuol dire anche individuare un ponte culturale possibile tra due mondi ancora oggi troppo distanti.
Nella musica di Skrijabin invece ritrovo tutte le inquietudini dell’uomo moderno, quelle che oggi definiamo genericamente ”malattie da stress”: alienazione frustrazione, desiderio di infinito, situazioni non risolte eccetera. Per cui ha senso piu’ che mai riproporre oggi la sua musica.
Venerdì sera, poi, ci saranno parecchie novita’. Tanto per cominciare il concerto sara’ multimendiale: musica da sentire, ma anche da vedere e con riferimenti alle realta’ locali, non dico altro.

Come vede il recital per pianoforte?
Spesso mi sono posto e mi pongo ancor oggi questa domanda: ha senso oggi suonare musica vecchia di cent’anni o anche piu’? Se ci guardiamo indietro la storia della musica ci insegna che da sempre gli uomini hanno ascoltato musica contemporanea.  Ai tempi di Bach si ascoltava Bach, ai tempi di Beethoven si ascoltava Beethoven e i suoi contemporanei. La musica degli autori precedenti serviva solamente alle nuove generazioni come occasione di studio e basta. Fu Mendelssohn che per primo riesumo’ proprio Bach e lo reinseri’ nei programmi concertistici.
Oggi, bisogna dirlo, il panorama della musica contemporanea e’ sconfortante e d’altro canto ci sono opere molto vecchie che ha senso riproporre in quanto incarnano messaggi eterni di cui noi dobbiamo conservarne la memoria. Possono darci messaggi freschi, vivi , attuali, utili e allora sara' importante riproporli in pubblico. Tutto sta comunque a ripresentarle “aggiornate” con interpretazioni che rispecchino il vivere dell’ uomo moderno, perche’ e’ a lui che dobbiamo parlare...




Davvero un'occasione da non perdere quella di venerdì... Vi aspettiamo più numerosi che mai...

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