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giovedì 5 aprile 2018

05/04/2018... Giovedì mattina... All'alba di un futuro più breve di un sogno...

Ciao...


Ti trovo arenato su questa umida spiaggia del mio mare che oggi, più di altri giorni sa di bagnato...di lacrime...
Ma poi...sei arenato o arenata?
Perché, vedi, non mi sembri semplicemente un tronco portato dal mare da un posto all'altro della nostra fantasia più o meno fervida... Mi sembri qualcosa di più vivo...
Un uomo? Una donna?



Semmai un mezzo uomo o una mezza donna... Non hai testa...hai una parte di te che ricorda qualcosa di simile alle gambe di un essere umano...o...forse richiami alla mente quella parte della sirena più lontana da noi...


Tu non hai camminato...semmai hai nuotato...
...o hai volato?
Si può volare sul mare?
Sì...lo fanno, tutti i giorni, i gabbiani...
...ma i tronchi no...non lo fanno...non riescono...troppo ancorati al loro essere di legno...una barca prematura...forse mai nata...
Siamo tutte/i barche in mezzo al mare della nostra esistenza...
Per alcune/i questa è uno specchio d'acqua calmo e cristallino...per altre/i un pozzo senza fondo di lacrime e sangue...dolore e morte...
Perché ci meritiamo vite così differenti?
Nasciamo predestinate/i?
O ci creiamo la nostra fortuna/sfortuna semplicemente respirando?
... Passo i miei pochi minuti liberi, prima di rituffarmi nella Musica, su questa sabbia di un mare ancora troppo freddo per essere credibile in questo squarcio iniziale di aprile...
Incredulo guardo quel corpo inerme e senza radici adagiato su un soffice tappeto di farina dorata e aspra...non accogliente...
Non ci sono orme... Le uniche che lambiscono i tuoi confini fisici sono le mie, persona curiosa che si è avvicinata a te per cercare di capire e carpire il tuo essere...



E come ci sei arrivato, dunque, su questo litorale? Chi ti ha portato?
...
Nulla...non rispondi...
Te ne stai lì, pigramente agitato...nervosamente adagiato...con i tuoi rami che sembrano braccia protese a gridare...
...se non fosse che stanno al posto dei piedi...ammesso che tu possa essere paragonato a uno di noi...

Perché ti disperi?
Che cosa ferisce 
il tuo cuore
che unisce
la gioia al dolore?
Lo eri anche ieri
infelice?
O solo nelle ultime ore
di lei,  Beatrice,
hai scoperto l'orrore?
Tu taci...
chi tace acconsente
e come colui che non sente
ascoltando persone loquaci
rimani assopito
in un torbido stato
di veglia...
rapito
o forse aggrappato
alla voglia
di credere solo alle favole belle...
...che non finiscano, giorno più o giorno meno,
come povere stelle
sulle fredde rotaie di un treno
...per una volta puntuale...
all'incontro col feroce destino
di una vita normale
in un freddo mattino
all'alba di un futuro più breve
del sogno di quell'anima lieve

che ha smesso di cantare...
...o forse si sente...nel mare...



...in memoria di Beatrice...







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